"I santi: ecco i veri uomini, i fratelli minori del Redentore. Verso di loro camminiamo per tutta la vita, con ogni buona azione, con ogni pensiero coraggioso, con ogni affetto. La comunione dei santi fu rappresentata in altri tempi dai pittori entro un cielo dorato, radioso e sereno; non è se non ciò che poco fa ho chiamato "eternità". E' il regno al di là del tempo e della parvenza. Quello è il luogo nostro, quella la nostra patria, là tende il nostro cuore, caro lupo della steppa, e perciò abbiamo il desiderio di morire. (...) Ci sono molti santi che furono prima gran peccatori, anche il peccato può essere una via verso la santità, anche il peccato e il vizio. (...) Pensa, Harry, attraverso quante porcherie e scempiaggini dobbiamo passare per arrivare a casa! E non abbiamo nessuno che ci guidi, unica nostra guida è la nostalgia."
Aveva pronunciato queste ultime parole a voce bassissima e ora si fece silenzio nella stanza; il sole stava per tramontare e faceva brillare le impressioni dorate sul dorso dei miei libri. Presi fra le mani la testa di Erminia, la baciai sulla fronte e premetti la guancia contro la sua, fraternamente, e così restammo alcuni istanti. Avrei voluto rimanere così e non uscire. Ma per quella notte, l'ultima prima del grande ballo, avevo un appuntamento con Maria.
Recandomi da lei non pensavo però affatto a Maria, ma soltanto alle parole di Erminia. Quelli non erano forse pensieri suoi, ma miei, e lei, chiaroveggente com'era, li aveva decifrati e respirati e me li ridava in forma nuova e viva. In quei momenti le ero particolarmente grato di aver formulato il pensiero dell'eternità. Ne avevo bisogno, senza di esso non potevo vivere, non potevo morire. L'amica, la mia maestra di danze, mi aveva dunque ridato l'al di là, il mondo sacro e senza tempo; il mondo del valore perpetuo, della divina sostanza. (Hermann Hesse, "Il lupo della steppa").
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