We keep talking about intercultural competences acquired through workshops and seminars, but in the end it's either yo have it, or you don't. Who taught the poor immigrant women who are looking after an old person in a foreign country what a cultural shock is and how can you manage it? Which are the levels of intercultural sensitivity and how can you become more tolerant toward others?
I remember having met on an Italian train two Romanian women who had come to Italy a few years before. Once they discovered I was Romanian, they started to reveal me their secrets. "I love preparing pesto for the woman I'm working for, but when she turns her back I always add more basil and olive oil. She has no idea about this, but she goes crazy about it!" I could see in her eyes that she simply loved it.
Of course, many things lay behind this happy image. Living abroad means having to deal with the lack of your family and friends; beside openness, it even involves the possibility that your openness might change you into a somehow different person. At the beginning, it all looks so fascinating and you feel that you've always wanted your life to be like that. Finally, you have reached your goal: new friends, new job, new food... Then, something belonging to your inner culture, that you most probably hated before, starts to yell for new attention. And you find yourself missing the things that you couldn't even bear when you were at home. Surpassing this moment cannot be taught. That's why when someone asks me how come I don't miss home, I don't know what to answer. I do miss home, a lot, but I'm just too curious to give up at all the lovely possibilities that await me.
Monday, November 22, 2010
Monday, November 15, 2010
Overlapping
La mia possibilità di adattamento viene probabilmente dall’immaginazione. Altrimenti non riesco a collegare la mancanza per i posti lontani o per i personaggi sconosciuti, spesso fittizi, che mi fanno creare un mondo solo mio. E in questo mondo, dove io sono sia il deo che la sua creatura, la mia vita è plurifacciata e nasconde un infinito di possibilità di me stessa. Ivi, anche la mia incapacità di prendere delle decisioni: nel decidere che cosa indossare o che farne della mia vita, mi passano davanti agli occhi le migliaia di apparenze con cui identificarmi e di vite tra cui scegliere. E, purtroppo, la scelta mi è sempre comparsa come una possibilità noiosa che mi chiude tutte le porte, lasciandomi aperta solo una; e quella porta, mi porterà solo da una parte. Ma il mio sogno è da sempre stato quello di galleggiare su un mare di potenzialità che io, con solo un tocco, potrei prestare per qualche secondo. Potrei cambiarmi per qualche istante; per poi, finire ad essere il cambiamento stesso.
Dando un’occhiata al mio guardaroba, qualcuno potrebbe svelare questo secreto mio. In lei si nascondono tante persone, potrebbero pensare. Potrebbero capire che faccio troppi sogni e che spesso preferisco i sogni alla realtà. Potrebbero anche confondersi, non capendo perché la mia realtà è cosi diversa dalla loro; non capendo che la mia sia semplicemente fittizia.
Saturday, November 6, 2010
Contrast
Brancas casas caiadas
Que ao sol brando de Outono
Se erguem, testemunhas do tempo,
De um passado sem retorno.
Suas fachadas imóveis
De centenárias vivências,
Seu ar inextirpável,
Sua misteriosa indeiscência,
Que segredos encerra
Desta minha bela terra.
(Ines Ribeiro)
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