Monday, November 22, 2010

New life, new me?

We keep talking about intercultural competences acquired through workshops and seminars, but in the end it's either yo have it, or you don't. Who taught the poor immigrant women who are looking after an old person in a foreign country what a cultural shock is and how can you manage it? Which are the levels of intercultural sensitivity and how can you become more tolerant toward others?
I remember having met on an Italian train two Romanian women who had come to Italy a few years before. Once they discovered I was Romanian, they started to reveal me their secrets. "I love preparing pesto for the woman I'm working for, but when she turns her back I always add more basil and olive oil. She has no idea about this, but she goes crazy about it!" I could see in her eyes that she simply loved it.
Of course, many things lay behind this happy image. Living abroad means having to deal with the lack of your family and friends; beside openness, it even involves the possibility that your openness might change you into a somehow different person. At the beginning, it all looks so fascinating and you feel that you've always wanted your life to be like that. Finally, you have reached your goal: new friends, new job, new food... Then, something belonging to your inner culture, that you most probably hated before, starts to yell for new attention. And you find yourself missing the things that you couldn't even bear when you were at home. Surpassing this moment cannot be taught. That's why when someone asks me how come I don't miss home, I don't know what to answer. I do miss home, a lot, but I'm just too curious to give up at all the lovely possibilities that await me.

Monday, November 15, 2010

Overlapping


La mia possibilità di adattamento viene probabilmente dall’immaginazione. Altrimenti non riesco a collegare la mancanza  per i posti lontani o per i personaggi sconosciuti, spesso fittizi, che mi fanno creare un mondo solo mio. E in questo mondo, dove io sono sia il deo che la sua creatura, la mia vita è plurifacciata e nasconde un infinito di possibilità di me stessa. Ivi, anche la mia incapacità di prendere delle decisioni: nel decidere che cosa indossare o che farne della mia vita, mi passano davanti agli occhi le migliaia di apparenze con cui identificarmi e di vite tra cui scegliere.  E, purtroppo, la scelta mi è sempre comparsa come una possibilità noiosa che mi chiude tutte le porte, lasciandomi aperta solo una; e quella porta,  mi porterà solo da una parte. Ma il mio sogno è da sempre stato quello di galleggiare su un mare di potenzialità che io, con solo un tocco, potrei prestare per qualche secondo. Potrei cambiarmi per qualche istante; per poi, finire ad essere il cambiamento stesso.
Dando un’occhiata al mio guardaroba, qualcuno potrebbe svelare questo secreto mio. In lei si nascondono tante persone, potrebbero pensare. Potrebbero capire che faccio troppi sogni e che spesso preferisco i sogni alla realtà. Potrebbero anche confondersi, non capendo perché la mia realtà è cosi diversa dalla loro; non capendo che la mia sia semplicemente fittizia.

Saturday, November 6, 2010

Contrast

Brancas casas caiadas
Que ao sol brando de Outono
Se erguem, testemunhas do tempo,
De um passado sem retorno.
Suas fachadas imóveis
De centenárias vivências,
Seu ar inextirpável,
Sua misteriosa indeiscência,
Que segredos encerra
Desta minha bela terra.
(Ines Ribeiro)

Thursday, October 21, 2010

Professione: Cittadina Europea :)

Com’è iniziato il percorso che, di anno in anno, ti ha portata a girare l’Europa e vivere periodi più o meno lunghi in diverse città del continente?
Tutto è iniziato come una fiaba dello studente moderno: con l’Erasmus. Sin dall’inizio dell’università, a Bucarest, volevo ad ogni costo ottenere questa mobilità di studio presso l’Università degli Studi di Perugia, essendo da sempre innamorata della lingua italiana. Passati questi sei mesi, mi sono accorta che il mio percorso all’estero era appena cominciato e che non potevo fermarmi lì.
Cosa vuol dire per te Europa?
La mia casa, il posto di cui non mi annoio mai, a cui mi sento profondamente legata e che non smette mai di suscitare il mio interesse.
Viaggiare è un pò riscoprire se stessi?
Direi proprio scoprire se stessi, perché viaggiando riesci ad arricchire la tua identità personale e a conoscere degli aspetti della tua personalità che magari prima rimanevano nascosti. Per dare un esempio, i viaggi mi hanno fatto scoprire la mia passione per le lingue straniere e per gli incontri tra persone di culture diverse. In più, un’esperienza all’estero mette alla prova la tua resistenza agli choc interculturali e le tue reazioni davanti alla diversità di tutti i tipi: culturale, geografica, linguistica, religiosa, etnica, politica, ecc. Insomma, scopri un nuovo tipo di nuovo.
Cosa hai ricavato da queste esperienze? Se dovessi dare un aggettivo per ogni luogo in cui hai vissuto?
Ogni periodo vissuto in qualche paese straniero ha stimolato la mia curiosità e ha sviluppato la mia capacità di adattamento, al punto che ora mi sentirei capace di viaggiare in qualsiasi posto del mondo, e forse anche vivere. Innanzitutto, la mia scala personale di valori è cambiata, ora guardo con tanta relatività quello che, secondo la mia cultura, sarebbe buono o cattivo. Apprezzo e rispetto la diversità, a tal punto che potrei ascoltare a bocca aperta i riti indiani per il matrimonio o i racconti del mio amico giapponese che legge la mano. Io non devo credere nelle cose che sento, però esse mi danno l’immagine vera del mondo in cui viviamo – un mondo straordinariamente ricco dal punto di vista culturale, e tutto ciò mi affascina e mi rende più partecipe alle trasformazioni delle nostre società.
Scegliere solo un aggettivo per ogni luogo in cui ho vissuto non è facile, però ci provo: Bucarest (Romania): artistica, Perugia: giovane, Amburgo (Germania): multiculturale, Siena: ferma, Strasburgo (Francia): multistrato,Coimbra (Portogallo): eterogenea.
Parliamo di attualità. Cosa pensi del provvedimento varato in Francia che prevede l’allontamento dal territorio nazionale delle persone di cittadinanza rumena?
C’è da dire che la Francia ha rimpatriato i Rom di cittadinanza rumena che risiedevano illegalmente sul territorio francese. Personalmente, capisco che non sia facile vivere con accanto un campo Rom che può creare tanti tipi di problemi e penso che sia giusto allontanare le persone che non rispettano le leggi, qualunque sia la loro cittadinanza. Europa è un continente molto tradizionale che, momentaneamente, non riesce ad assorbire i popoli che hanno uno stile di vita fondamentalmente diverso; essendo visti da sempre come un problema, i Rom hanno finito per costituire realmente un problema per le società europee e la loro discriminazione persiste dappertutto. Il provvedimento della Francia incide sicuramente in modo negativo sull’immagine del mio paese, però non lo considero come una misura contro i miei connazionali, ma piuttosto contro i residenti illegali sul territorio francese.
Come spieghi tutta questa intolleranza verso i tuoi connazionali? Credi che la gente non sappia la differenza tra Rom e rumeno?
I rumeni sono uno dei popoli più poveri dell’Unione Europea (la zona più povera dell’Unione si trova nell’est della Romania), che risiede in una posizione geopoliticamente strategica. Siamo sempre stati divisi dagli interessi delle potenze più importanti, abbiamo sofferto i traumi del comunismo e, in più, abbiamo una mentalità balcanica che non accetta necessariamente le stesse tappe di sviluppo che hanno seguito i paesi occidentali. Di conseguenza ora, con le nuove possibilità di viaggiare, vogliamo vivere bene come gli occidentali e immigriamo in massa (d’altronde, come gli altri popoli dell’est). Se a tutta questa storia aggiungiamo la confusione che si è creata intorno ai due nominativi, penso di aver già spiegato l’intolleranza esistente verso i miei connazionali. Se questa confusione tra “Rom” e “rumeno” è creata appositamente o è semplicemente malgestita dal governo rumeno, questo non lo so. Comunque, si tratta di un errore grave a cui contribuiscono sia i mass media che l’ignoranza della gente e non vedo perché i rumeni dovrebbero rimanere afflitti.
Progetti futuri? Dove ti vedi tra vent’anni?
Nuove esperienze di studi, nuove esperienze di lavoro, sempre all’estero. Il mio percorso personale è molto flessibile e quindi è difficile dire che cosa farò tra vent’anni, però di sicuro vivrò all’estero, forse in Italia. Avrò dei figli che parleranno un sacco di lingue straniere, avrò visitato tanti posti lontani e magari avrò scritto qualche libro sulle mie esperienze da girovaga.